La seconda edizione del Premio coincide con un evento di grande rilievo per il giornalismo italiano: l’elaborazione di un “vademecum” che indica ai professionisti dell’informazione come trattare la disabilità in modo corretto, rispettoso delle persone e dei loro diritti: Comunicare la disabilità. Prima la persona.
La seconda edizione del Premio coincide con un evento di grande rilievo per il giornalismo italiano: l’elaborazione di una “vademecum” che indica ai professionisti dell’informazione come trattare la disabilità in modo corretto, rispettoso delle persone e dei loro diritti. Il 12 aprile, in occasione della cerimonia di consegna dei riconoscimenti, ne parlerà uno degli autori, Lorenzo Sani, consigliere nazionale dell’Ordine.
Da quasi un quarto di secolo, anche se in pochi se ne sono accorti, Oms e Onu, hanno radicalmente riformato le prospettive sulla disabilità, che non è più legata alle condizioni di salute del singolo, ma chiama direttamente in causa la società e in quest’ottica i professionisti dell’informazione rivestono un ruolo assolutamente proattivo.
Come si legge nelle pagine della guida, oggi la disabilità consiste infatti nel rapporto sfavorevole fra la persona con le sue condizioni di salute e l’ambiente circostante. Di conseguenza riguarda tutti noi, chi per il suo stato di salute e chi, in quanto società, perché investito dalla responsabilità di modellare un ambiente favorevole attorno alla persona e garantire ad ognuno pari opportunità. In particolare, la comunicazione è decisiva nel rimuovere il pregiudizio più̀ insidioso che colpisce la più vasta minoranza sociale al mondo, circa il 20% della popolazione globale: il deprezzamento della loro vita.
Il linguaggio può essere facilitatore o barriera nel processo di partecipazione alla società, va sempre rispettata l’unicità di ogni essere umano, elemento fondamentale per promuovere il diritto di uguaglianza. Nella narrazione giornalistica le persone con disabilità hanno il pieno diritto di essere considerate senza inflessioni pietistiche od eroiche, ma come persone e non come soggetti in cui una peculiarità diventa totalità dell’essere. La disabilità non rende migliori o peggiori, ma è una caratteristica dell’individuo e l’obiettivo di un linguaggio rispettoso è ricondurre a ordinarietà le infinite sfaccettature del genere umano.
Il testo delle linee guida è scaricabile dal sito dell’Ordine dei giornalisti – Comunicare la disabilità. Prima la persona.