“Informare l’opinione pubblica sui più fragili e i loro diritti, obbliga i narratori – qualunque sia la tecnica della narrazione – a individuare un preciso punto di vista, lo stile più adeguato, gli eventi più significativi. Ma quando è un giornalista, il narratore dispone di precise linee-guida che, contemporaneamente, indicano un percorso e individuano delle regole.”
È quanto ha chiarito, in occasione della presentazione del premio, il consigliere della Federazione Nazionale della Stampa (e membro della Giuria del Premio), Giovanni Rossi. Con questo intervento scritto.
Mi scuso per l’intervento in questa forma. Avrei davvero voluto essere presente a questa iniziativa. Ci tenevo molto, ma essendo risultato positivo al Covid e, malgrado avessi fatto le regolari tre dosi, avendo anche manifestato alcuni fastidiosi sintomi, devo rispettare il periodo di auto isolamento nel quale, purtroppo, è compresa anche la giornata odierna.
Voglio prima di tutto ricordare Marina Garbesi. Altri, meglio di me, potrà ricostruirne la lunga carriera giornalistica. Io mi limito ad un momento particolare: Marina era impegnata anche negli organismi di categoria. Per un periodo ha fatto parte della Giunta esecutiva della Federazione della Stampa, il nostro Sindacato unitario nazionale. Un lasso di tempo nel corso del quale ne ho fatto parte anch’io. Era stata eletta in una lista di minoranza rispetto al governo della FNSI, mentre io lo ero in un raggruppamento della maggioranza. Lo sottolineo perché tengo a rimarcare l’impegno a stare ai problemi, prima che agli schieramenti, la disponibilità al confronto ed al dialogo tra diversi che ha caratterizzato la presenza di Marina in Giunta. Lo ricordo anche perché spesso, tra noi (e non solo tra noi giornalisti), prevalgono le contrapposizioni preconcette ed anziché avversari ci si considera nemici. Marina non ha mai ragionato in questo modo e ha sempre caratterizzato la sua partecipazione alla Giunta come un contributo positivo e costruttivo alla vita della categoria organizzata.
L’altra cosa che voglio dire fa riferimento al tema di questa giornata: “Raccontare i più fragili. Disabilità e diritti fanno notizia?”.
Ricordo che le nostro regole deontologiche (contenute nella legge istitutiva dell’Ordine dell’ormai lontano 1963 e nel Testo Unico dei Doveri del Giornalista in vigore, nella sua ultima versione, dal 2021) hanno un fondamento comune: il rispetto delle persone e, soprattutto, di quelle più fragili, e l’impegno a non discriminare nessuno a causa delle sue caratteristiche fisiche e mentali, oltre che per le convinzioni politiche e religiose, l’appartenenza etnica o le tendenze nella sfera sessuale. Quindi disabilità e diritti devono fare notizia, certo in modo corretto e rispettoso.
Il giornalismo non ha solo il compito di raccontare le notizie. Deve, quando è possibile, essere utile. Può contribuire a conquistare e consolidare diritti, può richiamare un’opinione pubblica e una politica disattenta alla concretezza dei problemi ed alla necessità di dare risposte altrettanto concrete.
Il Premio dedicato a Marina Garbesi è un’ottima occasione per rilanciare questi temi, così come trovo assolutamente centrato e positivo avere collegato questa presentazione al ricordo della Resistenza antifascista, della Liberazione dalla dittatura e della Costituzione repubblicana. Non lo si fa mai abbastanza. E lo si deve fare non in modo retorico, ma concreto, guardando avanti. Come lo si fa oggi a Imola.
Buon lavoro ed auguri di successo a nome degli organismi della categoria oltre che mio personale.