Il Premio promosso da Ludovico è nato dall’incontro tra una condizione personale e una storia familiare. La condizione di un giovane uomo autistico che può sperare in un futuro felice per il fatto s’essere nato in un paese che riconosce i diritti dei più fragili. Al tempo dei suoi nonni, non solo questi diritti non erano riconosciuti, ma c’era addirittura un Paese, la Germania nazista, dove i disabili venivano fisicamente soppressi mentre in altri paesi, in applicazione dei principi dell’eugenetica, si operava per evitarne la venuta al mondo.
Leila Marzocchi col suo L’ombra non è mai così lontana ha realizzato, attraverso un Graphic Novel d’inchiesta, la stessa operazione che Ludovico ha proposto col premio dedicato alla madre: ricostruire il percorso dei diritti fondamentali a partire dalla memoria familiare.
Nel caso di Ludovico, quella del nonno materno e del bisnonno materno, nel caso di Leila quella di Dina, una zia che – deportata nel lager di Bolzano, il padre e il fratello uccisi dai nazisti – solo nel 2004, dopo un silenzio durato sessant’anni, decise di raccontare.
Scrive Edith Bruck nella postafazione:
“Il silenzio sulla Shoah è più nocivo e più doloroso di quanto lo siano il testimoniare e lo scriverne, cosa che faccio da oltre sessant’anni. Tacere è veleno per se stessi, raccontare è un dovere morale, una terapia… Anche per questo si deve gratitudine a Leila Marzocchi e alla sua mano parlante”.
Leila Marzocchi si interroga sulle cause di questa rimozione collettiva e – consapevole del fatto che sono pochi i lettori che dispongono di una nozione del contesto e pochissimi quelli che ne conservano la memoria – intreccia il racconto di Dina con quello di tre testimoni che non si arresero e non si sono arresi al silenzio. Oltre a Edith Bruck, Simon Wiesenthal e Liliana Segre.
Il Premio Marina Garbesi è nato per rimuovere un altro genere di silenzio, e anche la retorica che troppo spesso nasconde il racconto della condizione dei più fragili. E che rende le loro storie poco interessanti per il mercato editoriale. Sono pochissime le opere di Graphic novel che trattano il tema della disabilità.
Il riconoscimento a un’opera dedicata alla memoria più dolorosa vuole essere uno stimolo a raccontare i dolori del presente.