IL PREMIO
Il Premio Giornalistico Marina Garbesi è nato per sostenere un’informazione corretta sul tema della disabilità.
A promuoverlo è stato Ludovico Bellu, il figlio di Marina, un ragazzo di 24 anni affetto da autismo.
Ludovico non sa parlare, ha bisogno della presenza costante di qualcuno che lo accudisca, ma comunica perfettamente i suoi bisogni, i suoi desideri, e la sua gioia di vivere.
Per farlo si affida alle parole di quanti lo conoscono e lo amano.
Marina Garbesi ci ha lasciati il 4 aprile del 2021. Nella sua biblioteca c’erano centinaia di tentativi – compiuti a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso – di raccontare in modo corretto ed efficace il presente. Quei libri, che Ludovico ha donato alla Biblioteca comunale di Imola, sono stati l’innesco dell’idea del Premio che subito ha trovato il sostegno del sindaco, Marco Panieri, dell’assessore alla Cultura, Giacomo Gambi, del presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani di Imola, Gabrio Salieri, di Chiara Sorbello, presidente dell’Associazione Impresa e Professioni, di Giovanni Rossi, consigliere della Federazione nazionale della stampa e del settimanale Sabato sera che, per la penna di Lara Alpi, per primo ha illustrato agli imolesi le ragioni di Ludovico. Nel dicembre scorso, il sostegno del Comune di Imola è stato formalizzato con una delibera della Giunta comunale.
I libri donati da Ludovico, nell’insieme compongono l’officina di una giornalista impegnata, fin dai primi passi della sua carriera, nella difesa dei diritti. Uno per uno raccontano le battaglie combattute in Italia e nel mondo per difenderli: misurano la distanza tra i principi solennemente affermati con la vittoria della democrazia e la loro applicazione. Rivelano che l’acqua bolle da quasi ottant’anni, ma la carbonara ancora non c’è. E il trascorrere del tempo sta via via facendo evaporare la memoria di quanti alla fine riuscirono a mettere la pentola sul fuoco.
Due di loro erano parenti di Ludovico. Il nonno materno imolese, Vico Garbesi, partigiano della Brigata Garibaldi Bianconcini, il bisnonno paterno sardo, Armando Businco, partigiano della Brigata Massenzio Masia.
Ludovico non afferma astrattamente i principi. Anzi, non ha proprio quella capacità di astrazione che l’informazione dà per presupposta quando, per esempio, racconta la realtà in cifre. In Italia (l’ultimo dato disponibile è del 2019), i disabili gravi, che cioè non sono in grado di svolgere attività abituali, sono 3 milioni e 150 mila (il 5,2% della popolazione).
Ludovico è uno di loro, ma non lo sa. Sa, però, perfettamente, i momenti in cui il suo diritto alla felicità va riconosciuto. Come ha detto, attraverso la voce di Federico Caiazzo, in occasione della presentazione del premio.
Il Premio Marina Garbesi vuole sostenere il talento di quanti, nel raccontare le persone più fragili una per una, riescono a raccontarle tutte.
Quanti, come ha detto Alessandro Bergonzoni nella video-performance che ha regalato per la manifestazione pubblica nella quale, lo scorso 14 aprile, è stato presentato il Premio, sono capaci di immedesimarsi nella diversità “per avviarne una nuova narrazione”.
Sicuramente, per fare dei nomi noti a tutti e chiarire il punto di vista, l’avrebbero vinto Ryszard Kapuscinski, per il giornalismo scritto, e Art Spiegelman per quello disegnato, cioè per il graphic novel, che sono le due sezioni del Premio.
Il padre di Ludovico, Giovanni Maria, che, anche in quanto amministratore di sostegno, è l’estensore di questo testo, si spinge ad affermare che l’avrebbero vinto anche Igort, Igor Tuveri, per tanti suoi racconti e soprattutto per quelli dedicati alla storia del popolo ucraino, Carlo Lucarelli, per il suo essere grande scrittore e grande cittadino, da sempre impegnato, senza retorica, nella difesa dei diritti dei più fragili, e della verità dei fatti, che ne è la migliore garanzia.
Maria Novella De Luca per la fatica quotidiana di raccontare, su un grande giornale, La Repubblica, lo stesso dove per trent’anni ha lavorato fianco a fianco di Marina, le battaglie in atto, senza mai dimenticare quanti accesero il fuoco.
Ma Igort, Carlo e Maria Novella non potranno concorrere al Premio perché faranno parte della Giuria. Che, in questa prima edizione, avrà un regolamento semplice: sceglierà in base alla sua sensibilità e alle segnalazioni che giungeranno a questo sito da quanti vorranno diventare Amici del Premio e quindi anche di Ludovico e della città di sua madre.
Ne faranno parte anche Valter Galavotti, dell’Unione Regionale Associazioni per la Salute Mentale dell’Emilia Romagna e rappresentanti dell’amministrazione Comunale e di quanti hanno dato il loro patrocinio: l’Ordine nazionale dei giornalisti, la Federazione nazionale della Stampa, l’Ordine e l’Associazione dei giornalisti dell’Emilia Romagna e l’Associazione nazionale partigiani, il settimanale Sabato sera. Gli aspetti tecnici e organizzativi saranno curati dall’Associazione Impresa e Professioni. Media partner è il quotidiano La Repubblica.