“Prima la persona”, l’osservatorio di Imola

Comunicare la disabilità - Prima la persona
Comunicare la disabilità - Prima la persona
Un nuovo compito per il Premio: vigilare sulla corretta applicazione delle linee-guida adottate dai giornalisti italiani. L’intervento del presidente dell’Ordine nazionale Carlo Bartoli. ”Usare un termine sbagliato è in primo luogo un errore professionale”

La questione è in apparenza molto semplice, quasi ovvia: “Usare un termine sbagliato è in primo luogo un errore professionale”, ha sintetizzato il presidente dell’Ordine nazionale, Carlo Bartoli. Ma quando si entra in un campo delicato e complesso come quello della disabilità, questa apparente ovvietà si scontra con i paladini del “politicamente scorretto”, oggi particolarmente attivi, e con la complessità e la vastità della materia e della casistica (che in Italia riguarda 13 milioni di persone). E, contemporaneamente, deve permanentemente confrontarsi con l’evoluzione del linguaggio, oltre che con la sensibilità delle persone disabili.

“Prima la persona” è il principio di base delle linee-guida che i giornalisti italiani si sono dati all’inizio di quest’anno. Se ne è parlato lo scorso 18 novembre a Imola, nella sede della Biblioteca comunale, nel corso di un evento formativo dell’Ordine dei Giornalisti e della Fondazione Giornalisti dell’Emilia-Romagna. E’ stata anche l’occasione per ufficializzare un nuovo compito che il Premio Marina Garbesi si è dato: diventare un osservatorio sulla corretta applicazione delle linee-guida.

Le linee guida “Comunicare la disabilità. Prima la persona”.

Il titolo dell’incontro – Comunicare la disabilità. L’Osservatorio di Imola – è assieme la  sintesi di un progetto e di una storia. La storia – come ha sottolineato aprendo i lavori il sindaco, Marco Panieri – di una città che ha vissuto in prima linea la lotta di Liberazione e poi la lotta per l’affermazione e l’applicazione della riforma Basaglia, cioè l’atto fondativo di quel “prima la persona” che – ha ricordato l’assessore al Welfare, Daniela Spadoni – trova la sua applicazione quando è il contesto sociale a considerare parte di sé stesso la persona disabile. E lo fa nella quotidianità, nell’ordinarietà, delle sue scelte politiche e amministrative.

Nella normalità. Evitando cioè di spettacolarizzare il racconto, di presentare le persone disabili come diverse, eroiche, straordinarie, speciali. C’è, in definitiva, e questo ben chiarisce la complessità della questione e però anche il valore della sfida professionale, anche la possibilità di una discriminazione per eccesso di enfasi.

La storia delle linee guida è stata illustrata dal giornalista e scrittore Lorenzo Sani il quale  – con Claudio Arrigoni e Antonio Giuseppe Malafarina – ne è l’autore. Sani ha ricordato la figura di Malafarina, scomparso quando la redazione del manuale si era appena conclusa, e il concetto semplice che, a partire dalla sua personale condizione, pose alla base del lavoro: “Se io rientro tra le categorie fragili, sono fragile per le statistiche, ma ho il sacrosanto diritto di non sentirmi fragile. Il giornalista che lo deve raccontare deve tenere conto di questo”.