
La motivazione del Premio a Luigi Manconi richiama il suo costante impegno a difesa dei diritti umani. Quelli dei migranti, dei detenuti, delle vittime della violenza dello Stato.
Una militanza dei diritti, quella di Luigi Manconi, praticata accanto alle persone e nelle istituzioni con una costante attenzione al linguaggio.
Il racconto dei diritti umani, la costruzione di un’epica dei diritti, sarà – in occasione della consegna del Premio – il tema della conversazione pubblica tra lo stesso Manconi, il musicista Paolo Fresu e lo scrittore Carlo Lucarelli che ragioneranno del racconto come si è sviluppato fino a oggi e del modo di proseguirlo. A partire da una riflessione sviluppata di recente da Manconi in un editoriale per Repubblica attorno a due importanti fatti culturali dell’anno appena trascorso: lo straordinario successo di pubblico e di critica di C’è ancora domani di Paola Cortellesi e il successo editoriale del libro Il mondo al contrario del generale Roberto Vannacci.
Manconi rileva che il film della Cortellesi è stato visto da circa cinque milioni di persone, il 10 per cento della popolazione italiana, al netto dei minori da 0 a 16 anni, e che ciò porterebbe a ritenere che le idee e i valori che lo ispirano – l’eguaglianza, la libertà – siano egemoni. Eppure, è stato il libro di Vannacci – portatore di un’opposta visione del mondo e letto, o comunque comprato, da un decimo degli spettatori della Cortellesi – a irrompere con maggior forza nella sfera pubblico-politica e nel sistema mediatico.
Secondo Manconi, il fatto che i sentimenti e i valori progressisti siano così ampiamente radicati nella società e che, al contempo, registrino questa drammatica difficoltà a tradursi in politica, e dunque in norme e in leggi, restando per così dire “orfani”, è una conferma dell’incertezza che pervade il nostro tempo.
È una questione di enorme ampiezza, che coinvolge i partiti, le forze sociali, le istituzioni educative. Ma pone anche un problema ai narratori, cioè a quanti – scrittori, sceneggiatori, autori di fumetti, musicisti, registi – hanno la pretesa di raccontare il nostro tempo. E di contribuire a trasferire quei sentimenti tanto diffusi nella pratica politica e nella costruzione di una società più giusta.